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Patrimoni da valorizzare, oli da provare In viaggio nella Calabria incontaminata – da Italia a Tavola

Di Redazione

I produttori di olio calabresi, vittime di una cultura dell’olio ancora poco sviluppata, sono anche costretti ad affrontare le ostilità della natura, ma molti ce la fanno e ottengono un prodotto genuino e di qualità

 

I produttori di olio calabresi, vittime di una cultura dell’olio ancora poco sviluppata, sono anche costretti ad affrontare le ostilità della natura, ma molti ce la fanno e ottengono un prodotto genuino e di qualità. La nostra grande cultura artigiana sta diventando protagonista di un cambiamento del nostro Paese. Il riflesso del cambiamento parte da ciò che ci circonda, il paesaggio. E l’olivo ne è parte integrante, testimonianza storica, patrimonio culturale, minimo comune denominatore in una terra bagnata dal mar Mediterraneo.

Oltre alle problematiche legate alla tutela del territorio, ci sono terre in cui ci sono più problemi rispetto ad altri posti. Al Sud, per esempio. Nonostante questo, ci sono produttori di valore che resistono, persone stupende, produttori che hanno reso famoso il vino e l’olio italiani, persone di grandissimo valore e di cuore, che rendono possibile il cambiamento proprio grazie alla loro parte emotiva. Un cambiamento che potrà essere raggiunto solo se pensiamo al potenziamento e alla diversificazione che abbiamo nel nostro suolo italico.

L’agroalimentare – per lo più la triade “vite-olivo-grano” – non può che portare giovamento al sistema nazionale. Sempre se questo riesce a tenersi ben distante dalle omologazioni che, ultimamente, qualcuno – oltreoceano – cerca di ottenere con una semplice firma. Sì, proprio quella firma di cui si parla tanto solo negli ultimi tempi.

Produttori valorosi, quelli calabresi, che devono affrontare non solo le ostilità che di tanto in tanto la natura pone davanti, ma anche altri ostacoli dall’ambiente esterno. Spesso, si ritrovano a dover sottostimare il proprio prodotto per una cultura dell’olio ancora poco sviluppata. Oppure devono avere a che fare con una raccolta eroica, vista l’immensità dei loro maestosi alberi. Nonostante tutto, molti produttori ce la fanno e ci credono.

E si impegnano per riuscire a ottenere un prodotto genuino e di qualità. Tutto questo circondati da un paesaggio ancora per lo più inesplorato e dalle mille potenzialità. Unendo i puntini come in un gioco d’enigmistica, non può che venir fuori un prodotto, che non solo ha tutte le carte in regola dal punto di vista qualitativo, ma porta con sé un carico di valore aggiunto che è quel bagaglio culturale e territoriale di una terra tutta da scoprire, grazie alla molteplicità di scorci paesaggistici di cui gode, che la rende una tra le mete più rinomate nel panorama naturalistico europeo.

Una sola cosa sarebbe da capire: cosa è possibile e può dare senso all’essenziale di cui abbiamo bisogno. Abbiamo perso tempo in troppe cose inutili. Buttiamo via tutto quello che non serve. Evitiamo di tradire, in questo caso, proprio noi stessi, la nostra storia, la nostra cultura. Prendiamo come esempio questi olivicoltori che credono in quello che fanno e, diciamocelo, lo fanno anche bene.

Le proposte del territorio

  • Olio Roperti a Conflenti (Cz) – Moncultivar Carolea (Cultivar: Carolea 100%)
  • Cristiano Antonio a Lamezia Terme (Cz) – Oro Don Vincenzo Dop Lametia (Cultivar: Carolea 100%)
  • I Tesori del sole a Lametia Terme (Cz) – I Tesori del Sole Dop Lametia (Cultivar: Carolea 100%)
  • Fattoria Greco a Cariati (Cs) – iGreco 100% italiano (Cultivar: Carolea 50%, Dolce di Rossano 30%, Tondina 10%, Coratina 10%)
  • Agricola Doria a Doria (Cs) – Monocultivar Nocellara Messinese (Cultivar: Nocellara Messinese 100%)
  • Masseria Veneziano a Trebisacce (Cs) – Masseria Veneziano (Cultivar: Nocellara 70%, Carolea 30%)
  • Santa Tecla a Cosoleto (Rc) – Domina & Terra Sinopolese (Cultivar: Sinopolese 100%)
  • Sorelle Garzo a Seminara (Rc) – Dolciterre Monocultivar Ottobratica (Cultivar: Ottobratica 100%)